Olio d’oliva contraffatto

Quattrocento tonnellate d’olio sequestrato in frantoi di Puglia e Calabria per un valore di 1 milione di euro; altre 60 tonnellate sequestrate a più riprese in tir cisterna in transito su diverse arterie stradali; 37 perquisizioni ed una quarantina d’indagati tra imprenditori ed altri privati accusati a vario titolo di associazione per delinquere dedita alla frode agroalimentare e di reati fiscali relativi a false fatturazione.

Sono i numeri e le forme dell’inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Trani Antonio Savasta che sta accertando i diffusi presunti illeciti nella commercializzazione di olio. Extra vergine prodotto in Puglia o in Calabria ma in realtà acquistato in Spagna a minor prezzo o, peggio, frutto di misture: ben lontano dunque dagli standard di qualità attestati sulle confezioni.Olio venduto ad un prezzo maggiore per le supposte qualità, in realtà solo sulla carta o meglio sull’etichetta.

Gli illeciti nelle fatture sarebbero stati il presupposto per la successiva contraffazione dell’olio e dunque la «frode nell’esercizio del commercio».

Un lavoro capillare quello della Guardia di Finanza di Barletta, Andria, Trani, Molfetta, Crotone, con cui hanno collaborato l’Ispettorato centrale qualità repressione frodi del Ministero delle Politiche Agricole e l’Agenzia delle Dogane di Bari. Gli inquirenti ritengono il fenomeno diffuso e riconducibile a soggetti legati da uno stesso disegno criminoso, tant’è che viene contestata l’associazione per delinquere; il cui quartier generale sarebbe nel nord barese. Nell’ambito dei numerosi controlli è successo pure che i finanzieri, in un frantoio di Andria, abbiano scoperto una condotta, accuratamente celata, che univa due silos contenenti oli diversi, che dunque venivano miscelati. In barba alla qualità dichiarata.

Trentasette le perquisizioni in aziende, uffici e depositi tra le province di Cosenza, Catanzaro, Crotone, Foggia e Barletta-Andria-Trani. L’ingente sequestro delle 400 tonnellate di olio è avvenuto in 2 depositi: uno di Andria ed uno di Policastro (in provincia di Crotone). Sotto i sigilli sono finiti anche documenti contabili e supporti magnetici. L’inchiesta, che promette sviluppi dirompenti, mira anche ai profili fiscali (è contestato pure il reato di falsità di registri e documenti) ed è partita proprio dall’analisi di alcuni documenti contabili acquisiti in una cartiera.

All’esito delle numerose perquisizioni, ieri in Procura, a Trani, c’è stato un vertice tra il pm Savasta, il colonnello della GdF Giuseppe Cardellicchio ed il tenente Antonio Casaluce.

Le frodi, in particolare, sarebbero attinenti l’utilizzo di falsa documentazione e false etichettature, attraverso le quali l’olio extravergine di oliva di provenienza straniera veniva fatto risultare come “Made in Italy” e l’olio d’oliva “non biologico” come “biologico”.

E’ il caso di dire che tutto sarebbe dovuto filare liscio come l’olio. Ma ora non è più così dopo che si sta scoprendo che addirittura olio lampante (che non è commestibile) veniva spacciato (a volte anche con un mix con altri oli) come olio d’eccellenza.

E così qualcuno ora rischia di scivolare pesantemente su una vasta chiazza d’olio. Illecita.